Parità di genere nei cda: non è il momento di cedere
Corriere della Sera – Lorenzo Bini Smaghi – 21.03.2019
La Legge Golfo-Mosca è considerata una legge di successo perché da quando è in vigore la percentuale delle donne presenti nei Cda delle società quotate italiane è salita al 33,5%. La legge arrivata alla sua scadenza naturale mette di fronte a due possibili scenari: il rinnovo dela noram per consolidare i risultati ottenuti oppure demandare a semplici codici di condotta la continuazione di questi risultati.
Il successo della legge, a ben guardare, è un successo limitato perché le percentuali di presenze del genere femminili si limitano al minimo consentito. Insomma, non c’è un vero e proprio margine di sicurezza e una’abitudine consolidata quanto piuttosto un minimo imposto dalla legge. “se l’obiettivo tendenziale di una società moderna è quello di tendere verso un rapporto di parità tra i due generi, appare necessario non solo rinnovare la legge Golfo-Mosca, ma anche innalzare la soglia minima della quota di genere meno rappresentata, ad esempio dal 33% al 40%, come è il caso in Francia”.
L’articolo sostiene che sia illusorio pensare che siano sufficienti dei codici di comportamento quando molte dimostrazioni sono concordi nel dimostrare che le discriminazioni di genere sono paradigmi culturali diffusi e presenti sia nella platea maschile sia in quella femminile. Inoltre, la parità di genere non è soltanto una vuota pretesa di equità ma un elemento per migliorare la performance dei CdA. Un recente studio mostra che una maggiore parità di genere contribuisce a formare Consigli di amministrazioni più diversificati, con maggior complementarietà, non solo di genere ma anche di età e di esperienze professionali.
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