I primi risultati della pulse survey su Board e Sostenibilità
La pandemia di coronavirus spinge le imprese e i consigli di amministrazione a fare i conti con la necessità di incrementare e di mettere in atto dei comportamenti correlati alla gestione del business in una prospettiva sostenibile. Comportamenti e attività che, se realizzati, potrebbero creare una situazione più favorevole per affrontare rischi ed opportunità per l’attività non solo nel breve ma anche nel medio e lungo periodo. È questo il dato che, se confermato nelle fasi successive, potrebbe emergere dall’analisi della pulse survey (ricerca caratterizzata da una raccolta di dati da ripetersi nel tempo in più step) ideata e condotta dal Reflection Group di Nedcommunity “Board e Sostenibilità: Un nuovo modello di leadership per il Consigliere di Amministrazione”, realizzata in cooperazione con Valore D/InTheBoardroom.
Secondo le evidenze del primo questionario chiuso il 28 maggio e distribuito ad un campione di circa 600 tra amministratori e sindaci appartenenti a Nedcommunity o a Valore D/InTheBoardroom, il tema dell’emergenza sanitaria è stato preso in considerazione prima di febbraio 2020 nel 30% dei casi. Di questi, in particolare, il rischio di una pandemia era stato identificato nell’analisi dei rischi aziendali prima di dicembre 2019 nel 5,8% dei casi. Il consiglio di amministrazione di un’azienda, quotata, ha preso in considerazione il Covid19 solo in aprile. Il 68% dei rispondenti ha indicato che l’emergenza è stata considerata per la prima volta rispettivamente nel mese di febbraio 2020 (48,72%) e nel mese di marzo (19,87%).
Nella grande maggioranza dei casi, il 97%, la discussione in merito agli effetti della pandemia è stata avviata da una iniziativa manageriale/aziendale, nella quale sono stati poi coinvolti il consiglio di amministrazione o alcuni comitati endoconsiliari. Soltanto una minima parte del campione ha messo in evidenza che la discussione ha preso spunto in risposta a richieste di terzi (0,64%) o di un consigliere (1,9%).
In cima alle aree di priorità che i consigli hanno presidiato in questa fase è emersa nella maggior parte dei casi la protezione dei dipendenti (66%), seguita dalla business continuity (24,4%) e dalla sicurezza dei processi (3,2%). Seguono l’innovazione nelle modalità di lavoro, gli aspetti finanziari e la protezione dei clienti.
Spicca in questa prima fase come l’engagement dei dipendienti non sia stato considerato prioritario nonostante il fatto che, in una situazione di remote working forzato e soprattutto improvviso, esso rappresenti una significativa area di rischio con impatti rilevanti sulla performance. L’engagement dei dipendenti, inoltre, se gestito adeguatamente, rappresenta un’opportunità per accelerare una profonda trasformazione dei metodi di lavoro tradizionali trasformandosi in un volano per la produttività e quindi per il business. L’analisi dei risultati suggerisce anche importanti evidenze su quali comportamenti e attività si sono stati intensificati rispetto a prima del Covid-19. Tra i comportamenti, per esempio, l’attenzione alla strategia viene indicata come quello che è maggiormante cambiato (valore medio 3,28/5), seguito dall’agilità ed accelerazione delle decisioni con 3,21/5 e la capacità di analizzare rischi ed opportunità al terzo posto (3,17/5). Interessante osservare che subito dopo i primi tre viene rilevato un cambiamento verso una maggiore informalità e frequenza nelle relazioni tra amministratori, management e tra gli amministratori, seguito dalla capacità di connettere informazioni diverse, per esempio di tipo sanitario con quelle di tipo finanziario.
“L’emergenza sanitaria scatenata da Covid-19 – sottolinea Maria Pierdicchi, presidente di Nedcommunity – ha rappresentato una sfida senza precedenti per gli organi aziendali. I
board si sono trovati ad affrontare e a tentare di arginare l’impatto del lockdown,cercando non solo di gestire l’emergenza ma, cosa più importante, anche di gettare le basi per una corretta ripartenza adottando una visione strategica di medio periodo senza poter contare su informazioni dettagliate. Questa ricerca, frutto per la prima volta nel nostro Paese della collaborazione fra le due principali associazioni italiane focalizzate sui temi della corporate governance, vuole indagare proprio le reazioni dei board a questo evento che rientra di certo nella definizione di ‘cigno nero’ e fornire anche un utile strumento di analisi al servizio dei cda e di tutto il Sistema Paese”.
“Covid 19 è un evento non finanziario trasformativo di enorme portata. Con i componenti del Reflection Group e con Valentina Zadra che gestisce questo progetto di ricerca – dice
Livia Piermattei, coordinatore del Reflection Group Nedcommunity su Board e sostenibilità – abbiamo ritenuto quindi importante ed opportuno approfondire in presa diretta e tenendo conto delle repentine modifiche di contesto, se e come il modello di leadership del Board (valori, obiettivi, processi, priorità) stia anch’esso evolvendo in una prospettiva sostenibile”.
“La ricerca evidenzia che, se in un primo momento le aziende si sono concentrate sulla tutela e la sicurezza dei dipendenti, si sono poi attivate velocemente per consentire la prosecuzione dell’attività adottando nuove modalità di lavoro. Questi dati confermati anche dall’Osservatorio Valore D – commenta Paola Mascaro Presidente Valore D – fanno sperare in un futuro in cui l’adozione di modalità di lavoro più flessibili, come lo smartworking, favoriscano anche una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro.”
La ricerca è stata indirizzata ad un campione di circa 600 tra amministratori e sindaci appartenenti a Nedcommunity o a Valore D/InTheBoardroom. Sono state registrate 156
risposte complete al questionario con un tasso di risposta pari al 26% del campione (109riferibili a membri di Nedcommunity, 39 a membri di Valore D/InTheBoardroom e 8 riferibili ad amministratori o sindaci non associati ai due network ma contattati da uno degli associati).
Quanto alle caratteristiche dei rispondenti, il 48,08% di loro sono amministratori indipendenti, 26,28% sindaci, 17,31% consiglieri e 8,33% Presidenti. Inoltre, il 66% dei rispondenti sono donne, il 59% dei rispondenti siede in società quotate, il 62% siede in società del settore non finanziario, 71% ha un’età tra i 46 ed i 60 anni, e il 48% ha tra 3 e 9 di esperienza nella società di riferimento.
In termini di fasce di fatturato, i rispondenti siedono per il 34,62% in società con fatturato inferiore a Euro 200 milioni, per il 31,41% a società con fatturato tra Euro 200 milioni e Euro 1 miliardo e 33,97% a società con fatturato superiore a Euro 1 miliardo. Il campione risulta quindi molto equilibrato.