L’ingegnera della cultura che suona la musica degli alberi

L’ingegnera della cultura che suona la musica degli alberi

Manager culturale, appassionata di musica e di arte, Francesca Colombo ora dirige la Biblioteca degli Alberi, il nuovo parco pubblico del Comune di Milano, dove si vivono esperienze culturali a contatto con la natura.

Francesca Colombo, che oggi ha 47 anni, ha già ricoperto una serie di ruoli altisonanti: Direttore Generale alla Fondazione MAST di Bologna, Direttrice Artistica del Festival Stradivari a Cremona, Fondatrice e Segretario Generale del Festival MITO SettembreMusica, la più giovane Sovrintendente d’Italia al MaggioMusicale Fiorentino, Responsabile Cultura di Expo 2015, Responsabile delle coproduzioni Internazionali del Teatro alla Scala di Milano.
È stata nell’Advisory Board degli Young Global Leader del World Economic Forum, Consigliera di Amministrazione della Fondazione Milano per la Scala, e oggi siede nel Consiglio di Amministrazione della Pinacoteca di Brera e del Comitato di San Patrignano.
Ora è chiamata alla direzione artistica del parco BAM, Biblioteca degli Alberi Milano, un giardino botanico contemporaneo a due passi dal Bosco Verticale, che si candida a diventare uno dei punti nevralgici della città.

Oltre a essere laureata in Ingegneria, lei è anche diplomata al conservatorio, e per tanti anni si è occupata di musica. Quanta musica ci sarà a BAM?
«Di musica ce ne sarà tanta: abbiamo inaugurato BAM con un bellissimo concerto open air della Filarmonica della Scala aperto a tutti e con un pubblico di oltre 3000 persone sedute sull’erba. La musica ha un linguaggio universale, è capace di aggregare, di far vivere emozioni, di connettere e di far crescere,
esattamente quello che vogliamo fare con il programma culturale di BAM».

Ci racconta di BAM?
«A luglio 2019 è stata firmata una partnership pubblico-privata tra Comune di Milano, Coima SGR e la Fondazione Riccardo Catella. BAM è un progetto ambizioso: attraverso un intenso programma di attività culturali prodotte da noi e ispirate agli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite 2030, promuoviamo la cultura del verde e della sostenibilità. Vogliamo offrire ai cittadini esperienze che permettano di esplorare in maniera innovativa, con un respiro internazionale, il binomio natura-cultura con attività #openairculture, #nature, #wellness e #education. La sfida è anche quella di rendere sostenibile la gestione di questo parco, coinvolgendo aziende che si rendano amplificatrici di valori condivisi. Importante è la partecipazione dei cittadini, i quali, a fronte di un contributo medio di 25 euro per una membership annuale, possono concretamente sostenere le attività culturali e la manutenzione del parco, entrando a far parte di una community green che condivide gli stessi valori di BAM. Oggi siamo a 350 BAMFriends e speriamo di crescere sempre di più!».

Da anni ormai si occupa di eventi culturali: quanto la cultura può muovere il business?
«La cultura e l’esperienza artistica sono uno strumento che spesso le grandi aziende non valorizzano come strumento di comunicazione e promozione. E invece, quando sono di qualità, riescono a raggiungere l’emozione intima delle persone e a veicolare messaggi importanti in maniera efficace. Il ruolo di volano per l’economia, lo sviluppo e l’educazione di un territorio che la cultura sa esercitare è sotto i nostri occhi e tanti sono stati gli esempi in Italia».

Qual è il ruolo della filantropia nella società di oggi?
«Il volontariato e l’attenzione all’altro e al diverso sono elementi fondamentali in una società contemporanea. Penso che mai come ora sia sempre più importante che la filantropia non sia un mero atto di donazione, ma una vera condivisione di valori e principi».

Ma in tutto questo, una laurea in Ingegneria, a che cosa le serve e a che cosa le è servita?
«È stata dura nel 1996 convincere i docenti del Politecnico di Milano a farmi fare una laurea sul management culturale, e proprio per questo ringrazio la lungimiranza e l’entusiasmo dell’allora Magnifico Rettore Adriano De Maio. E oggi il fiorire di tanti corsi di management culturale in altri atenei cittadini forse ci ha dato ragione. La laurea in Ingegneria mi ha dato metodo, rigore e la capacità di tenere assieme molte variabili diverse, come quelle che mi sono capitate nelle diverse startup che sono stata chiamata a gestire: da MITO al Maggio Fiorentino, fino ad oggi, per l’affascinante sfida di BAM».

E il suo rapporto con Valore D?
Sono molto grata a Valore D per avermi selezionata per InTheBoardroom dove ho potuto venire a contatto con un network straordinario di donne capaci e determinate, che continuo a frequentare con piacere e con alcune delle quali stanno nascendo collaborazioni molto interessanti. Recentemente ho potuto ampliare questo network a livello europeo, grazie alla graduation alla EWOB per la C-Level School. Credo fortemente nelle donne, e nel mio piccolo ho sempre cercato di chiamarle attorno a me per i progetti più ambiziosi e di farle crescere. Abbiamo delle caratteristiche uniche che dobbiamo continuare a valorizzare, come la capacità di ascolto e il senso di responsabilità. Sono davvero convinta che la diversità sia un valore, arricchisce il dialogo e obbliga gli uomini e le donne a pensare in maniera diversa… quello di cui abbiamo bisogno per affrontare le sfide globali che ci attendono.